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Spagna, una nuova legge regola i prezzi agricoli

Nelle ultime settimane, lo scenario di molte città spagnole ha visto scendere in piazza migliaia di agricoltori, sostenuti dalle associazioni del settore, con blocchi del traffico delle principali arterie del Paese. La protesta era contro prezzi di vendita troppo bassi costi di produzione insostenibili.
Preoccupato che la situazione potesse degenerare e constatata la fondatezza delle richieste da parte degli agricoltori, il Governo spagnolo ha premuto il piede sull’acceleratore. La scorsa settimana ha approvato una legge ad effetto immediato per la protezione dei produttori agricoli. Il decreto reale stabilisce multe fino a 1 milione di euro a tutti quei rivenditori al dettaglio e catene commerciali (GDO) che commercializzano prodotti agricoli con prezzi inferiori ai costi di produzione. Questa stessa situazione di crisi non colpisce solo gli agricoltori Spagnoli, ma anche Italiani, Tedeschi e di tutti i Paesi UE. L’dea alla base della normativa è piuttosto semplice: riconoscere un preciso costo di produzione e fare valere la regola che in qualsiasi contrattazione del prezzo, quanto riconosciuto al produttore non possa essere inferiore al suo costo di produzione medio.

Nella formazione del prezzo, si ha l’impressione che i prezzi si formino partendo dall’alto verso il basso, quando la logica sarebbe che l’elemento di base dovrebbe essere il contratto tra il produttore e il venditore. Traducendolo in un caso concreto italiano, ad esempio il latte, la nuova legge iberica stabilirebbe che costantemente il Ministero valuti il costo medio di produzione per zona omogenea, o prodotto specifico e verifichi che a questo costo non corrisponda un prezzo pagato al produttore inferiore.

Il contratto deve tenere conto di tutti i costi di produzione

Questa misura, di fatto, pretende di equilibrare il rapporto di forza tra produttori agricoli (parte debole) e Grande Distribuzione (parte forte). In concreto, la decisione che ha preso il Governo spagnolo consiste, al primo livello della catena del valore, di fissare i prezzi dei prodotti agricoli mediante contratti scritti obbligatori tra agricoltori e GDO (piattaforme di vendita). Questi dovranno  includere il costo di tutti gli elementi necessari per la produzione primaria, ad esempio dai concimi, ai costi energetici, manodopera, alimenti per il bestiame, ecc. Nel caso in cui questi costi non siano conosciuti, si dovranno utilizzare i dati che compariranno sulla pagina web del Ministero dell’Agricoltura, aggiornati via via dagli studi specifici demandati all’Osservatorio dei prezzi e del mercato del Ministero.

In caso di mancato rispetto di questa basilare regola, sono previste multe alle catene commerciali e in caso di gravi violazioni il più ampio risalto pubblico, in modo da creare un forte effetto dissuasorio proprio presso i consumatori.

Il testo della norma parla chiaro“Prohibición de venta a pérdida o destrucción de valor en la cadena”, (proibizione di vendere in perdita). Inoltre si precisa che “ogni operatore dovrà pagare all’operatore immediatamente precedente (nella catena del valore) un prezzo uguale o superiore al costo effettivo di produzione”. E’ prevista una sola eccezione alla regola: sarà permesso vendere ad un prezzo inferiore del costo di produzione nel caso in cui i beni siano vicini alla loro data di scadenza.

Nel caso ad esempio del latte in Italia, le statistiche dicono che il prezzo riconosciuto all’allevatore è inferiore la 30% del prezzo medio al consumo e che 3 anni su 5 tale prezzo, su per giù fermo da 25 anni, è inferiore al costo di produzione.

La Spagna si è mossa nella giusta direzione. Quando l’Italia realizzerà una giusta normativa di analogo valore ?

Fausto Cavalli

Notizia tratta da: 20 minutos

dott. Agronomo, Agrometeorologo, studioso di clima, meteorologia ed economia.