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Con il biogas si semplifica l’uso dei reflui zootecnici

Il 27 novembre è stato approvato in sede di Conferenza Stato-Regioni lo schema di decreto sulla revisione delle norme relative alla gestione degli effluenti di allevamento e sull’utilizzazione agronomica del digestato prodotto dagli impianti di digestione anaerobica. Il decreto attua finalmente l’articolo 52 del “Dl Crescita” (Dl 83/2012) e definisce le caratteristiche e le modalità d’impiego del digestato, equiparandolo ai concimi chimici, nonché le modalità di classificazione delle operazioni dalla disidratazione alla essiccatura. Un altro passo nella giusta direzione per il riconoscimento del digestato quale ottimale concime organico in sostituzione dei concimi chimici (di origine petrolifera…..). Il Comunicato congiunto è frutto di un’approfondita istruttoria, a cui hanno preso parte le Regioni, i Ministeri dell’Ambiente e della Salute e le Associazioni di categoria e conferma quanto già indicato nella normativa dell’agosto 2012. Con esso si guarda al futuro dell’agricoltura in un contesto di rafforzamento della sostenibilità ambientale delle produzioni agricole e alla diversificazione di tipo energetico-rinnovabile delle attività.

Gli aspetti più attesi del Decreto riguardano proprio il digestato, cioè il sottoprodotto in uscita da un digestore per la produzione di biogas, con particolare attenzione all’equiparabilità rispetto ai concimi chimici. Già le ricerche scientifiche (CNR) e la sperimentazione avevano dimostrato, dati alla mano, che il contributo azotato da refluo e, a maggior ragione da digestato, non è superiore a quanto proveniente dall’apporto chimico ed umano. In questo modo il Decreto prevede che il digestato possa sostituire, di fatto, i concimi chimici nella fertilizzazione, nel rispetto ovviamente dei fabbisogni colturali e del bilancio di azoto, soprattutto nelle zone vulnerabili. E’ stata inserita inoltre una giusta precisazione, secondo cui “è considerato sottoprodotto il digestato ottenuto in impianti aziendali o interaziendali dalla digestione anaerobica, eventualmente associata anche ad altri trattamenti di tipo fisico-meccanico, di effluenti di allevamento o residui di origine vegetale o residui delle trasformazioni o delle valorizzazioni delle produzioni vegetali effettuate dall’agro-industria, conferiti come sottoprodotti, anche se miscelati fra di loro, e utilizzato ai fini agronomici”.

Per la prima volta, il concetto di recupero di un refluo (il digestato) è declinato in termini di virtuosità e di rispetto dell’ambiente. Ecco allora che l’equiparabilità si accompagna al concetto di contenuto minimo di azoto prontamente disponibile (70% dell’N totale in forma ammoniacale), di elevata efficienza dell’N (80%), di utilizzo del digestato in presemina e/o copertura, di sistemi di distribuzione e di stoccaggio che evitino la diffusione di inquinanti nell’aria (ammoniaca). Questo nuovo approccio pone una sotto una nuova e più intelligente luce, sia i reflui zootecnici, che il digestato, non essendo questi mai stati davvero considerati dalla legge dei veri “concimi”. Negli ultimi decenni si è inculcato negli agricoltori/allevatori il concetto errato che il refluo fosse da smaltire, quasi fosse un rifiuto e non una risorsa fondamentale per l’ottimale gestione agronomica dei terreni. La Direttiva nitrati prende spunto proprio da questa “non considerazione del refluo quale concime”, in una logica di limitarne lo “smaltimento” incontrollato nelle zone vulnerabili.
La digestione anaerobica, inoltre, determinando modificazioni chimico fisiche del refluo originale, di fatto, si dimostra quale meccanismo del tutto naturale, utile a migliorane le proprietà fertilizzanti. In questo modo il Decreto è un primo passo, anche se importantissimo, verso un utilizzo virtuoso dei reflui zootecnici. Se da un lato, infatti, esso sancisce che la digestione anaerobica produce concimi, bisogna considerare che la percentuale di reflui che soggiace a tale processo è ancora relativamente bassa. Pochi infatti sono gli allevatori che hanno sfruttato questo innovativo, ma antico sistema, intuendo che la digestione anaerobica si dimostra importante, sia dal punto di vista reddituale con la produzione di energia rinnovabile, sia perché realizza “fertilizzanti rinnovabili”, che permettendo una gestione virtuosa dei reflui.

 

 

Fausto Cavalli

Agronomo esperto di agricoltura, energie rinnovabili, economia e politica