La grande bufala del riscaldamento globale di origine antropica

Entro pochi giorni termina l’anno 2014 e già i giornali parlano di anno record in quanto a caldo. L’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), foro scientifico formato dalle Nazioni Unite e l’Organizzazione meteorologica mondiale, che avrebbe lo scopo di studiare il riscaldamento globale, non si stanca di sbandierare la nostra prossima fine ventura. Visioni apocalittiche del tipo: il mondo sommerso dalle acque di scioglimento dei ghiacci, carestie, alluvioni, insomma un clima impazzito. Certo che, come al solito, i media italiani, che non brillano certo di capacità critica, riportano supinamente tutte queste visioni ed oramai, pare che tutti siano completamente d’accordo.  Gli scienziati pare che siano tutti certi nel ritenere probabile al 95% che il riscaldamento globale sia causato dall’uomo. Quindi fine della discussione! O forse no.

Er pasticciaccio brutto de…le quote latte

Il regime delle quote latte è uno strumento di politica agraria comunitaria che impone agli allevatori europei un prelievo finanziario per ogni chilogrammo di latte prodotto oltre un limite stabilito (quota latte). Curiosamente sono gli acquirenti di latte (latterie, caseifici, ecc.) a fungere da sostituti d’imposta. La quota è dunque “una sorta di autorizzazione amministrativa a commercializzare il latte senza pagare penale”. Scopo delle quote latte era evitare che la produzione di latte europea, diventando eccessiva, portasse a cali nel prezzo di vendita alla stalla, con quindi perdita di profitto per gli allevatori. Il quantitativo di riferimento di produzione di latte fu fissato con il reg. Cee 856 del 1984. Per l’Italia si presero a riferimento i presunti quantitativi di latte consegnati dai produttori alle imprese di trasformazione riferiti al 1983: le rilevazioni indicarono che il totale venduto dai produttori ammontava a 8.823 milioni di tonnellate. Tuttavia il nostro Paese era tra i pochi, oltre a Spagna e Grecia, a non registrare in quel periodo alcun eccesso produttivo, anzi importava la metà del latte consumato.

L’economia Italiana di male in peggio

Ecco un ennesimo grafico che la dice lunga sui “successi” economici dell’Italia negli ultimi anni: mostra la crescita del PIL trimestrale nei vari Paesi appartenenti al G7, rispetto al trimestre precedente, ponendo come base 100 il quarto trimestre del 2007.
Ben, anzi, male:  l’Italia è la nazione che dal 2000 non è più cresciuta economicamente.
Quindi, la domanda è: con le attuali politiche economiche dettate dalle normative UE e dal Governo, dove si andrà a finire?  Come potrà crescere in modo robusto e duraturo, con una parte significativa del  tessuto economico fortemente compromesso, in condizioni e con i conti pubblici che sono  diventati via via sempre più fragili  rispetto ad allora?
La risposta purtroppo pare assai semplice: con le attuali regole economiche, cioè senza poter contare su di una moneta sovrana e in assenza di politiche espansive, non potrà crescere.
Si aggiunga che negli ultimi trimestri la produzione industriale è anch’essa in forte calo. ( http://scenarieconomici.it/produzione-industriale-sempre-agonizzante/)
Urge un cambiamento netto di politiche economiche, che guardino agli interessi dei Cittadini!
Fausto Cavalli

Con il biogas si semplifica l’uso dei reflui zootecnici

Il 27 novembre è stato approvato in sede di Conferenza Stato-Regioni lo schema di decreto sulla revisione delle norme relative alla gestione degli effluenti di allevamento e sull’utilizzazione agronomica del digestato prodotto dagli impianti di digestione anaerobica. Il decreto attua finalmente l’articolo 52 del “Dl Crescita” (Dl 83/2012) e definisce le caratteristiche e le modalità d’impiego del digestato, equiparandolo ai concimi chimici, nonché le modalità di classificazione delle operazioni dalla disidratazione alla essiccatura. Un altro passo nella giusta direzione per il riconoscimento del digestato quale ottimale concime organico in sostituzione dei concimi chimici (di origine petrolifera…..). Il Comunicato congiunto è frutto di un’approfondita istruttoria, a cui hanno preso parte le Regioni, i Ministeri dell’Ambiente e della Salute e le Associazioni di categoria e conferma quanto già indicato nella normativa dell’agosto 2012. Con esso si guarda al futuro dell’agricoltura in un contesto di rafforzamento della sostenibilità ambientale delle produzioni agricole e alla diversificazione di tipo energetico-rinnovabile delle attività.

Fiscal Compact e TTIP: l’atto finale per rendere irreversibili le cessioni delle Sovranità europee

Le istituzioni europee, o, meglio, una oligarchia autoreferenziale non eletta da nessuno e pertanto in contrasto con i più elementari principi di democrazia, stanno sempre più attivando meccanismi automatici, col fine apparente di puntellare l’insostenibilità dell’euro. Ciò determina sempre più l’espropriazione delle rispettive Sovranità degli Stati membri, sia in termini di politica economica, ma anche delle stesse identità dei rispettivi Paesi. La costruzione monetaria europea ha dimostrato negli anni l’impossibilità di supportare le differenze fra le economie dei Paesi membri. L’adeguamento a un modello economico, i cui dogmi sono sintetizzati nella stabilità dei prezzi, nell’ossessivo contenimento dell’inflazione, nel rigore dei conti e nel pareggio di bilancio come presupposto per la crescita, hanno fatto letteralmente sprofondare le economie continentali in una crisi economica paragonabile solo a quella del ’29. La realtà è che l’euro non è una moneta sovrana, ma un accordo di cambi fissi, regolato da stretti vincoli macroeconomici sanciti dai Trattati, senza quindi uno Stato sottostante che ne determini i normali e logici aggiustamenti congiunturali. Ne consegue che l’euro è l’unica moneta mondiale alla cui rigidità deve adeguarsi l’economia reale e non viceversa, come dovrebbe logicamente essere.