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La caccia alle streghe sul biogas agricolo

La “caccia alle streghe” è un modo di dire molto comune che, in senso figurato assume il significato di persecuzione e/o messa al bando di persone giudicate pericolose sulla base di sospetti, preconcetti, tabù infondati, come accadeva nel medioevo quando le streghe, in realtà solo donne sfortunate, le bruciavano a furor di popolo. Il fenomeno del biogas in Italia pare subire lo stesso tipo d’irrazionale pregiudizio, fomentato da poco chiari interessi  verso altre forme di produzione energetica (petrolio, gas), ma soprattutto da ignoranza, da leggersi non solo come mancanza di conoscenza. Come esempio di tale sospettoso approccio propongo un articolo comparso di recente su di un giornale locale Ragusanews, e a firma di Irene Savasta.

“Un impianto di Biogas a Tre Casuzze? I residenti dicono no”

“Ragusa – A Tre Casuzze, frazione che si trova alla periferia di Ragusa, sta per sorgere un impianto di biogas. L’impianto sarà costruito a poche centinaia di metri dall’ingresso di Viale delle Americhe ma l’idea non piace molto ai residenti che si sono già riuniti in un comitato spontaneo per evitare che l’impianto sia aperto. La struttura sarà collocata all’interno di un’azienda zootecnica” (ndr quindi l’impianto non va ad occupare superfici di altri o comunali, esattamente come accade per la costruzione di una stalla o porticato agricolo) “e servirà a smaltire i rifiuti e i liquami prodotti dagli animali” (ndr. evidentemente la giornalista non sa che i reflui zootecnici o liquami non si possono classificare come rifiuti, ma come fertilizzanti organici dei terreni. In questo caso utilizzare il termine rifiuti vuol dire insinuare pretestuosamente nella mente dei lettori un’idea negativa, che non ha ragion d’essere). “Lo scopo di un impianto di biogas è quello sia di smaltire i rifiuti ed evitare, così, inquinamenti sia quello di creare una fonte alternativa di guadagno “(ndr. Ecco l’ignoranza che trionfa! Lo scopo del biogas non è smaltire ma riutilizzare un prodotto già esistente, il liquame, per produrre energia elettrica rinnovabile. Cara Irene Savasta, non le dice nulla la parola economia circolare, riciclo, ecc.? Che poi “smaltire i rifiuti”, che tali non sono affatto, “per evitare l’inquinamento”, sono tutte affermazioni del tutto infondate, perchè il liquame non è un inquinante, a meno che lo si utilizzi in maniera impropria. Il liquame è un fertilizzante organico indispensabile per le produzioni agricole. Forse l’Autrice dell’articolo non sa che in agricoltura l’alternativa al concime organico è il concime chimico, proveniente, questo sì, come scarto e rifiuto dalla lavorazione del petrolio! ). “Il problema posto dai residenti è che un simile impianto possa creare cattivi odori” (ndr. è notorio, basta informarsi, che il sistema anaerobico di trattamento dei liquami, cioè l’impianto a biogas, produce un refluo in uscita, il digestato, di gran lunga meno puzzolente del liquame d’origine. Quindi non si producono “cattivi odori”, ma anzi si riduce l’odore tipico dei reflui)” e che possano, successivamente, arrivare i rifiuti di altre aziende” (ndr. a parte che, per definizione in un impianto di tale genere non possono essere utilizzati “rifiuti”, ma anche se l’impianto fosse alimentato in parte da liquame di proveniente da altre aziende agricole limitrofe, ne beneficerebbe l’ambiente, esattamente per gli stessi motivi di cui sopra). “Il comitato è costituito da 50 cittadini” (ndr. per esperienza si fa presto a raccogliere 50 cittadini o 50 firme, basta spaventare a dovere la gente….) “che hanno chiesto al sindaco Federico Piccitto un confronto sulla questione. Al sindaco si chiede di adottare tutte le misure cautelari a tutela della salute pubblica” (ndr. cosa centra la salute pubblica? Di quale pericolo per la salute si parla? Forse peste bubbonica, salmonellosi? Cos’altro? Non lo si dice, ma è molto utile per creare ingiustificate paure), “in virtù anche delle leggi sanitarie ed ambientali in vigore. In particolare, i cittadini chiedono che venga applicato il principio di precauzione” (ndr. tale principio viene utilizzato quando non si hanno argomenti, ma sai nel dubbio…Il principio vale se esiste un ragionevole pericolo, se no non ha alcun senso. facciamo un esempio: utilizzare l’automobile è pericoloso, ma, nonostante ciò non è vietata!) “che, in pratica, sostiene che un interesse economico non può prevalere sulla salute dei cittadini” (ndr. capisco che l’interesse economico non piaccia per invidia, se è quello degli altri, ma tutti fanno in maniera sacrosanta i propri interessi,basta non infrangere le leggi. La salute in questo caso non c’entra proprio).

Ce ne sono tanti di articoli così raffazzonati e pieni di castronerie, tutti contro il biogas agricolo. Evidentemente pare che la gente preferisca l’approvvigionamento di energia proveniente da Stati di dubbia democrazia (Libia, Paesi Arabi in genere, Iran, Iraq, Nigeria, ecc), oppure da impianti a carbone, o da inceneritori, (questi si che bruciano rifiuti!), o forse dagli impianti ad energia nucleare. Si aggiunga che il sistema biogas in Italia, costituito da più di 1000 centrali distribuite su tutto il territorio, ha creato posti di lavoro nel nostro Paese e se sviluppato adeguatamente, potrebbe costituire una valida alternativa per una grossa percentuale d’importazione di gas metano e petrolio.

Fausto Cavalli

Agronomo esperto di agricoltura, energie rinnovabili, economia e politica