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A Brescia si muore di mal d’aria (parte 2a)

Lo strano andamento del pericoloso particolato PM10 nell’aria di Brescia

In questo ulteriore articolo sulla qualità dell’aria di Brescia intendo proporre alcune spiegazioni circa l’andamento della concentrazione di particolato PM10 misurato durante gli ultimi anni. Come detto nel precedente articolo di marzo, l’anno 2017 chiude con un numero di giorni fuori limite quasi pari al 2008 (l’aria non è cambiata). Quello che è importante sottolineare risulta essere la differenza significativa della concentrazione media di questi inquinanti misurata tra il semestre estivo e quello invernale, con una maggiore concentrazione nel periodo invernale rispetto a quello estivo. Questo è già un primo dato che deve fare riflettere e le cui cause sono da cercare in alcuni fattori forzanti.

Innanzi tutto è bene sapere che il periodo che va da maggio a settembre dal punto di vista meteorologico non è soggetto, se non in casi rari alle inversioni termiche, più tipiche del semestre invernale (inversione termica ovvero la temperatura non diminuisce con la quota, ma aumenta con un gradiente termico verticale invertito). La conseguenza di questo fenomeno del tutto naturale d’inversione termica è la realizzazione di una sorta di tappo sopra Brescia e la Pianura Padana, che intrappola lo smog emesso nei primi 100-200 metri di quota. La mancata dispersione comporta un accumulo e un progressivo peggioramento della qualità dell’aria respirata.
Curioso è il fatto che nel periodo da maggio a settembre è mediamente la centralina del Broletto a segnare una concentrazione maggiore, sia pure di poco rispetto a quella di Villaggio Sereno. Diversamente nel periodo che va da ottobre ad aprile, prevale nettamente la concentrazione misurata da quest’ultima rispetto a quella nel centro cittadino. Fino a qui in realtà nulla di nuovo; questo andamento delle concentrazioni di particolato è stato rilevato da numerosi altre ricerche, non solo in area bresciana.
Tuttavia paiono comunque interessanti i dati rilevati su scala stagionale e mensile e devono fare riflettere. Al di là del fenomeno dell’inversione termica, è evidente la presenza di alcune forzanti inquinanti che risultano “ON” nel periodo da ottobre/novembre a marzo e favoriscono l’accumulo in atmosfera di PM10. Si badi che la sopra citata inversione termica caratterizzata da una minore miscelazione della massa d’aria, sia pur frequente nel semestre invernale,  tuttavia risulta relativa, nel senso che un rimescolamento dell’aria comunque si realizza sopra la città. Infatti nelle ore notturne anche invernali Brescia è attraversata da un significativo flusso d’aria proveniente  da Nord, cioè dalla Val Trompia.(Rosa dei venti misurata sul camino della centrale A2A)

Ma ora ragioniamo sulle possibili fonti di particolato. Per quanto riguarda l’inceneritore, esso risulta bruciare rifiuti con quantitativi mensili quasi costanti durante il corso dell’anno, quindi apparentemente lo si potrebbe considerare una costante. Tuttavia risulta che il calore fornito dall’inceneritore alla città è solo il 40% di quanto serve, mentre il rimanente 60% proviene dalla vicina centrale a carbone di A2A. Per tanto la centrale a carbone risulterebbe accesa (ON) nel periodo invernale (ottobre/aprile) e spenta (OFF) in quello estivo. Pertanto essa può essere annoverata tra le forzanti stagionali che contribuiscono all’inquinamento atmosferico della città. Un’altra fonte emissiva d’inquinamento che normalmente viene chiamata in causa sono i reflui zootecnici ed in particolare l’attività di spandimento sui terreni da parte degli agricoltori. Tuttavia il periodo di spandimento per legge va da marzo a novembre e quindi può contribuire poco all’incremento dei PM10 nel periodo invernale.
Il fatto più sorprendente che scaturisce da un’attenta lettura dei dati rilevati dalle due stazioni bresciane consiste nell’aver osservato una stretta relazione tra i giorni della settimana e la concentrazione dei pericolosi PM10. Fatto che non risulta essere stato descritto da nessuna ricerca in precedenza. A fronte di domeniche e lunedì con aria migliore (PM10 più basso), segue mediamente un progressivo peggioramento, fino a raggiungere un picco massimo il venerdì, per poi iniziare a diminuire il sabato (dati rilevati dal 2015 al 2017). Si badi che questo andamento è rilevabile sia nel semestre invernale che in quello estivo.

Quale possibile significato?
Dal grafico relativo all’andamento medio della concentrazione dei PM10 nelle due stazioni si possono dedurre i seguenti aspetti rilevanti:


Il dato misurato nella stazione del Broletto possiede un’ampiezza maggiore rispetto a quello di Villaggio Sereno. La spiegazione potrebbe essere ricercata in una componente forzante più forte, la quale interviene durante la settimana, e/o una maggiore vicinanza ad un insieme di fonti emissive variabili nel corso della settimana. Ma ragionando proprio sulle possibili fonti emissive, vale la pena ricordare quali esse siano secondo numerose ricerche: traffico veicolare, inceneritore e la centrale a carbone di A2A di via Lamarmora, le industrie ed in particolare le numerose acciaierie poste nelle immediate vicinanze della città, le emissione agricole, le stufe a pellet. Pur non entrando per ora nel merito della valutazione quantitativa delle singole emissioni, tuttavia è evidente che alcune di queste si possono classificare come costanti nell’arco della settimana, mentre altre sono caratterizzate da emissioni variabili. In particolare il traffico veicolare e l’attività delle industrie/acciaierie, si possono considerare “ON” dal lunedì al venerdì e “OFF” da sabato a lunedì mattina. Un discorso a parte va fatto per le emissioni dell’inceneritore. Ad un andamento mediamente costante delle forniture d’immondizia da bruciare su scala temporale mensile, tuttavia Intuitivamente sembra ragionevole pensare che le forniture siano concentrate dal lunedì al venerdì. Per tanto, anche le conseguenti emissioni potrebbero subire il medesimo andamento (ndr. ben venga una smentita documentata a questo proposito da parte di A2A). Se così fosse si dovrebbe supporre che le emissioni dal camino della centrale a carbone siano invece maggiormente concentrate nei fine settimana e ovviamente solo nel periodo invernale.
L’aria di Brescia quindi risulta malata e per cercare di ridurre l’inquinamento bisogna studiarlo in maniera approfondita, mettendo in campo risorse e tecnologie all’avanguardia per “stanare” le principali cause e porre rimedio. Sì, perché nel frattempo i bresciani continuano ad ammalarsi, come dimostrato da numerose ricerche, proprio a causa di questo “mal d’aria”.

Fausto Cavalli

LINK utili

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Agronomo esperto di agricoltura, energie rinnovabili, economia e politica