Gli Italiani mangiano troppa carne?

In 60 anni triplicato il consumo di carne in Italia. 80 chili a persona ogni anno greenreport.it

«In Italia si mangia troppa carne» Corriere.it

Le carni rosse fanno male alla salute? AIRC

«..l’industria del bestiame è responsabile, da sola, di più emissioni dannose di quelle prodotte dal settore trasporti» Legambiente

Da anni si legge di tutto e di peggio sui principali Media italiani, riguardo ai rischi derivanti dal consumo di carne. Ma è proprio vero che si consuma troppa carne nel Bel paese? Facciamo chiarezza:

I numeri del consumo di carne in Italia

Nel nostro Paese il consumo di carne pro capite ammonta a 37,9 kg all’anno (pari a 90 grammi al giorno). Sono troppi per la salute?

Valorizzare la cattura del carbonio nella produzione agricola zootecnica

L’agricoltura è considerata un’emettitrice netta di gas serra (GHG), ma sequestra enormi quantità di carbonio nel suolo, nei substrati bioenergetici e nei prodotti alimentari. Il sistema di contabilità globale per l’impatto climatico basato sulla metodologia di valutazione del ciclo di vita (LCA) tiene conto solo delle emissioni e non dell’assorbimento di carbonio, portando alla conclusione che le attività agricole dovrebbero diminuire per mitigare il cambiamento climatico. Questo studio ha considerato un sistema contabile alternativo, il Carbon Capture LCA (CC-LCA), che attribuisce un valore al sequestro del carbonio nei prodotti agricoli.

L’incremento a doppia cifra del costo litro latte 2022

Nel corso del 2021 gli allevatori di vacche da latte hanno subito un significativo incremento del prezzo di alcune materie prime, largamente utilizzate nell’alimentazione delle bovine, in particolare mais e soia.  Le cause erano da imputare come riflesso indiretto della pandemia COVID 21. La difficoltà  di approvvigionamento e di movimentazione delle merci ha favorito una prima impennata, ad esempio della farina di mais, da un prezzo medio di 200 euro/t fino a 300 euro/t. Per le stesse motivazioni, anche la soia farina di estrazione è passata da 350 a 450 euro/t di fine 2021.

Si stima che nel complesso e per area omogenea a Grana Padano e/o formaggi industriali, il costo litro latte sia aumentato di circa 3 cent. di euro, passando dai 400 ai 430 euro/t. In questo caso il prezzo riconosciuto all’allevatore ha, più o meno seguito l’incremento dei costi medi, in ogni caso coprendo a malapena il costo di produzione.

Tuttavia, nel corso dei primi mesi del 2022, fino alla data attuale, alle già gravose difficoltà si è aggiunta l’invasione da parte della Federazione Russa nell’Ucraina, che ha scatenato un’immediata impennata dei prezzi dei principali mezzi utilizzati in agricoltura ed allevamento da latte. Tutto ciò ha comportato un incremento complessivo del costo litro latte a doppia cifra.

I ruolo dei combustibili fossili nello sviluppo dell’Umanità

L’uso del carbone, del petrolio e del gas da parte dell’umanità è una cosa meravigliosa. Pensiero contro-corrente

COMBUSTIBILE FOSSILE. Non ci sono due parole che evocano maggior disgusto nel 21° secolo. Gli attivisti ecologisti parlano di combustibili fossili con gli stessi toni paurosi e diffamatori che i cristiani medievali usarono quando parlavano delle streghe e di Belzebù. ‘Tienili nel terreno!’, gridano gli ambientalisti, convinti che l’estrazione di carbone, petrolio e gas e la combustione di questi combustibili abbia spinto il nostro pianeta in un inferno dantesco.  L’equazione è assai semplice, o, per meglio dire, sempliciotta: combustibili fossili = + CO2 nell’aria = fine (certa) dell’Umanità tra pochi anni. “Non c’è più tempo” gridano con coro unanime quelli del culto della morte di Extinction Rebellion. Questi fossili dissotterrati stanno “alimentando l’apocalisse”, incalzano gli accademici .

E’ questa serra gigante robotizzata in Kentucky il futuro dell’agricoltura?

Quando Jonathan Webb è arrivato nell’ex allevamento di bestiame di 500 acri (circa 200 ettari) che ha acquistato nel 2019, era essenzialmente un campo verde vuoto. Ha comprato un camper e l’ha sistemato su una collina con la torre dell’acqua dietro di lui e la foresta nazionale Daniel Boone davanti. Quando nello stesso anno iniziò gli scavi, Webb scherzò con la gente del posto dicendo che stava costruendo una gigantesca torre di comunicazione per gli alieni, aiutando altre forme di vita intelligenti a trovare Morehead, nel Kentucky.

Ma il vero interesse di Webb era salvare il pianeta Terra.

Per il Washington Post i cambiamenti climatici “riducono i raccolti agricoli”, ma in realtà succede il contrario

Il 18 settembre il Washington Post ha pubblicato un articolo dal titolo: “ Il cambiamento climatico sta distruggendo la produzione agricola. Con un piccolo aiuto, gli agricoltori possono aggiustarlo “. In realtà, i dati del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti mostrano che i raccolti stanno stabilendo nuovi record quasi ogni anno, mentre la Terra continua il suo modesto riscaldamento. L’unica cosa che è distrutta risulta essere la verità a spese del Washington Post .

Lavoro quindi sono

Il cambiamento nelle nostre vite iniziato il 9 marzo 2020 sembra toccare situazioni che nessuno avrebbe potuto immaginare solo pochi mesi fa, al brindisi d’inizio anno. Stiamo subendo un tale terremoto, che, per certi versi è paragonabile alle conseguenze delle guerre del novecento. Tuttavia, in questo caso, non c’è stata nessuna bomba, ne devastazione, ma tanti morti, due mesi di barricamento dentro le nostre case e per tanti il lavoro è letteralmente sparito dall’oggi al domani. Dicono che il dopo lockdown sarà diverso dal prima, ma ora la lettura è in chiave tutta negativa: manca il lavoro, non solo in Italia, ma anche in tutta Europa e paurosamente negli USA, con più di 30 milioni di disoccupati. Proprio da qui può essere interessante ripensare al concetto di lavoro, sviscerandolo fino all’essenza stessa della parola. E’ un’attività del tutto umana, che appare e poi scompare in continuazione, ma nel corso della storia ha assunto mille sfumature ed accezioni anche dimenticate.

La bufala dei 15000 litri di acqua per kg di carne bovina

Oggi, come tanti italiani, abbiamo bevuto l’urina di Giulio Cesare! Si stima che il famoso condottiero romano, nei suoi 63 anni di vita, ha eliminato oltre trenta tonnellate di urina, quasi tutte finite teoricamente nel bacino del Mediterraneo. Qui, secondo alcuni studi, il ciclo di rimescolamento delle molecole dell’acqua si completa ogni duemila anni. Ecco spiegato l’incipit iniziale. In teoria in ogni litro d’acqua del Mediterraneo, e perché no, anche in quella che beviamo, è teoricamente presente qualche molecola dell’acqua contenuta nelle urine di Giulio Cesare. Si, perché l’acqua non si consuma, ma si ricicla e si riutilizza in un ciclo, di fatto, infinito. Pertanto l’acqua che cade ad esempio su un pascolo è usata prima dalle erbe per crescere, poi attraverso queste passa agli animali che pascolano e che la restituiscono con le feci e le urine, che concimano il terreno, in un rinnovato ciclo della stessa acqua. E’ di fatto un approccio discutibile quello di confondere i diversi passaggi di quest’acqua annoverandoli tutti sotto la voce  “consumo” e sommando tra loro le diverse fasi del ciclo dell’acqua in un dato ecosistema. Inoltre, ragionando di acqua, è utile distinguerla secondo queste diverse tipologie: l’acqua blu delle falde e dei corpi idrici, acqua verde piovana e/o traspirata dal terreno durante la crescita delle colture e acqua grigia necessaria per diluire e depurare gli scarichi idrici di trasformazione.

Report, Bresaola, allevamenti intensivi e gli Zebù (che non sono Zebre)

Nella recente trasmissione di Report, Siamo nella ca…, si è parlato degli allevamenti intensivi in pianura Padana, indicandoli come i principali responsabili dell’inquinamento e della diffusione del COVID19. Ci hanno anche raccontato del “problema” Bresaola, una produzione caratteristica IGP Italiana, della Valtellina, notoriamente fatta con carne di Zebù importata dal Brasile. Quale relazione c’è tra le due denunce?

PM10 e COVID19, ALLA RICERCA DEL CAPRO ESPIATORIO

Certo che i media sono incredibili: hanno la capacità in un attimo, nel bene o nel male di diffondere “verità” indiscutibili, ma spesso con metodiche opache. Prendi ad esempio l’ultima questione posta all’attenzione dell’opinione pubblica: la presunta correlazione tra infezione COVID19, il particolato atmosferico PM10 e gli allevamenti in pianura Padana. E’ stato facile creare un nesso di causa effetto, dove l’allevamento è il “capro espiatorio”, cioè la clamorosa causa della pandemia in Italia. E’ facile altrettanto fare ipotesi altisonanti, ammantate da una qualche firma autorevole di professori universitari e qualche medico e il gioco è fatto. Il colpevole è servito sul programma di grande tiratura come Report di ieri sera (13/04/20), che si appoggia come fonte scientifica su un recente studio pubblicato da  Società Italiana medicina per l’ambiente. Prima di fare considerazioni sull’opportunità o meno di queste ipotesi, è senza dubbio giusto provare a verificare la fondatezza dello studio e della tesi. Se fosse vero, di fronte ad una pandemia tale, non sarebbe giustificato alcun tentennamento. Ma se fosse tutta una montatura, risulterebbe anche criminale.